Chiesa cattolica e Germania nazista

Pio XI (1922–39) e Pio XII (1939–58) condussero la Chiesa cattolica attraverso l'ascesa e la caduta della Germania nazista. Nel 1930 i cattolici costituivano un terzo della popolazione della Germania e furono una forza importante durante il periodo tra le due guerre della Repubblica di Weimar. Prima del 1933, i leader cattolici denunciarono le dottrine naziste mentre le regioni cattoliche generalmente non votarono per i nazisti. Nonostante l'ostilità tra il partito nazista e la Chiesa cattolica, il partito iniziò a crescere largamente nella cattolica Monaco, dove vi erano molti cattolici, laici e clericali, che offrirono un supporto entusiastico.[1] Questa prima minoranza affine diminuì dopo il 1923. Dal 1925, il nazismo intraprese un percorso differente dopo la sua ricostituzione nel 1920 dirigendosi decisamente verso un'identità anti-cattolica e anti-cristiana.[2] Agli inizi del 1931, i vescovi tedeschi emisero un editto di scomunica verso tutta la dirigenza nazista e vietarono a tutti i cattolici di appartenervi. Il divieto fu modificato nella primavera del 1933 sotto la pressione statale, la quale richiedeva a tutti i funzionari pubblici e ai lavoratori sindacali di essere membri del partito nazista, pur mantenendo la condanna originaria del nucleo dell'ideologia nazista.[3]

  1. ^ Ericksen, pp. 47-49.
  2. ^ Derek Hastings, preface, in Catholicism and the Roots of Nazism, Oxford Press, 2011.
  3. ^ Klaus Scholder, The Churches and the Third Reich, vol. 2, Fortress Press, 1988, pp. 150-162.

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